La nave scuola Cristoforo Colombo fu un’unità della Regia Marina usata, unitamente alla nave scuola Amerigo Vespucci, per l’addestramento degli allievi ufficiali fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Il progettista di questa unità fu il tenente colonnello del Genio navale Francesco Rotundi.
Il Cristoforo Colombo in navigazione.
Nel 1925 la Regia Marina aveva ordinato, in vista della prossima radiazione delle ormai due vecchie unità della classe Flavio Gioia, la costruzione di due navi scuola per l’addestramento dei suoi equipaggi e l’allora Ministro della Regia Marina Ammiraglio Giuseppe Sirianni, conferì al tenente colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi l’incarico per la progettazione e realizzazione delle due nuove scuola e Rotundi, direttore dei cantieri navali di Castellammare di Stabia, progettò nel 1930 il Cristoforo Colombo, insieme al Vespucci di dimensioni leggermente diverse, riprendendo i progetti del veliero Monarca, l’ammiraglia della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, poi ribattezzato Re Galantuomo quando fu requisito dalla Marina piemontese dopo l’invasione delle Due Sicilie. I progetti ricopiati erano dell’ingegnere navale napoletano Sabatelli ed erano custoditi a Castellammare di Stabia insieme alle tecnologie necessarie alla costruzione di questa tipologia di imbarcazione; le fasce bianche rappresentano le due linee di cannoni dei vascelli ai quali il progettista si era ispirato.
Lo scafo, la struttura, i ponti e i tronchi portanti degli alberi e del bompresso erano in acciaio, così come i pennoni e le sartie. La nave era divisa in tre ponti principali: ponte di coperta, ponte di batteria e corridoio, con castello a prora e cassero a poppa. La copertura del ponte, del castello, del cassero e le rifiniture erano in legno di teak.
La propulsione principale era a vela, costituita da ventisei vele di tela olona, la cui superficie totale misurava 2.824 metri quadrati.
La propulsione secondaria era costituita da due motori diesel elettrici accoppiati più due dinamo. La nave aveva due eliche controrotanti e coassiali (quindi calettate sullo stesso albero).
La costruzione delle due unità avvenne nel Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia. La prima delle due unità ad essere costruita fu la Cristoforo Colombo; il suo scafo venne impostato sugli scali il 15 aprile 1926 con il nome di Patria, subito cambiato con il definitivo Cristoforo Colombo in onore del famosissimo navigatore genovese. La nave, varata il 4 aprile 1928, entrò in servizio il 1 luglio 1928 e a partire dal 1931 venne affiancata nella sua attività addestrativa dalla seconda delle unità che erano state ordinate nel 1925, l’Amerigo Vespucci, molto simile, ed ancora oggi in attività.
I due velieri, pur apparendo come gemelli, presentavano alcune differenze, fra cui la diversa inclinazione del bompresso e il diverso attacco delle sartie, che nel caso della Vespucci erano a filo di murata, mentre sulla Colombo erano invece cadenti all’esterno. Altra notevole differenza era rappresentata dalle imbarcazioni maggiori che sulla Colombo erano sistemate a centro nave con il relativo picco per le manovre di messa in mare e di sollevamento delle imbarcazioni. La Colombo inoltre, aveva, per filare le catene delle ancore, due occhi di cubia per mascone, mentre la Vespucci ne possedeva uno solo.
Altra differenza, anche se non visibile, era che la Colombo aveva due eliche mentre la Vespucci solamente una.
Nome
Il nome Cristoforo Colombo era già stato portato da altre quattro precedenti unità della Regia Marina: la prima era un brigantino a vela proveniente dalla Marina Sarda, varato nel 1843 e radiato nel 1867; seguirono due incrociatori, costruiti entrambi nell’Arsenale di Venezia: il primo varato nel 1875 e in servizio tra il 1876 e il 1891 e il secondo varato nel 1890 e in servizio tra il 1892 e il 1907. Vi fu anche una corazzata impostata nel 1915 nel cantiere Ansaldo di Genova, ma demolita nel 1921 ancor prima di essere stata varata.
Servizio
La nave, unitamente all’unità Vespucci, che erroneamente è considerata gemella ma che ha invece, come già detto, alcune differenze, andò quindi a costituire nel 1931 la Divisione Navi Scuola, ed insieme effettuarono una serie di Campagne di Istruzione, in Mediterraneo, Nord Europa ed Atlantico, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. In particolare, nella campagna del 1931 il comando della Divisione Navi Scuola era affidato all’ammiraglio di divisione Domenico Cavagnari (poi capo di stato maggiore della Regia Marina allo scoppio del conflitto), con la Vespucci comandata dal capitano di vascello Radicati e la Colombo comandata dal capitano di fregata Bruto Brivonesi, che poi diventerà ammiraglio.
Le due unità, salpate da Livorno, fecero scalo nei porti di: Portoferraio, Lisbona, Brest, Amsterdam, Kiel, Gdynia, Danzica, Londra, Ceuta, Portoferraio e Genova.
Comandante durante la crociera addestrativa del 1933 fu il futuro ammiraglio Alberto Da Zara, che comandò la squadra navale durante alcune operazioni belliche, mentre nel 1938 fu a bordo il capitano medico Bruno Falcomatà, poi MOVM con la X Flottiglia MAS nelle acque di Malta.
Dopo che la Colombo ebbe trascorso altri due anni di attività addestrative in acque nazionali, nella zona di Pola dove si trovava uno dei tre C.R.E.M, all’armistizio dell’8 settembre 1943, le due unità, che si trovavano a Venezia,
La cessazione
Nel dopoguerra, in ottemperanza al trattato di pace firmato a Parigi, la nave venne ceduta all’Unione Sovietica nel 1949. I sovietici, oltre alla Colombo, ottennero la nave da battaglia Giulio Cesare, l’incrociatore Duca d’Aosta, i cacciatorpediniere Artigliere e Fuciliere, le torpediniere Ardimentoso, Animoso e Fortunale, e i sommergibili Nichelio e Marea, oltre al cacciatorpediniere Riboty, che non venne ritirato a causa della sua obsolescenza, ed altro naviglio, quali MAS e motosiluranti, vedette, navi cisterna, motozattere da sbarco, una nave da trasporto e dodici rimorchiatori. Oltre al Riboty, una piccola parte della quota di naviglio destinata ai sovietici non venne ritirata a causa del pessimo stato di manutenzione: per questa parte di naviglio i sovietici concordarono una compensazione economica.